Mi rattrista pensare che tanti ragazzi nella mia condizione non hanno avuto la fortuna di avere gli impianti cocleari

I miei hobby sono: leggere libri thriller, guardare serie TV, camminare ascoltando la musica e, dulcis in fundo, suonare la chitarra e cantare tutte le canzoni che più mi piacciono.

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Ciao mi chiamo Mariagrazia, ho 16 anni, sono l’ultima di 7 figli e vivo a Ischia.

Quando mia madre era incinta di me ha contratto la rosolia e alla mia nascita mi hanno diagnosticato una ipoacusia neurosensiorale bilaterale profonda, in pratica ero sorda. O meglio fortunatamente ero “solo” sorda perché i medici avevano detto a mia madre di abortirmi in quanto ci sarebbero state conseguenze gravissime come la cecità, danni celebrali e cardiologici, siccome era incinta di soli due mesi. Grazie ad un medico otorino, amico di famiglia, i miei genitori sono stati indirizzati al reparto di Audiovestibologia dell’Ospedale di Circolo di Varese dove mi hanno subito messo delle protesi per poi iniziare un percorso che mi ha preparato all’intervento di impianto cocleare. Il primo l’ho avuto all’orecchio destro all’età di 21 mesi, mentre l’intervento sequenziale l’ho avuto a 5 anni.

I miei familiari mi hanno raccontato che quando è stato attivato il primo impianto tutti i miei fratelli erano presenti, ed è stata come una nuova nascita, io ho ascoltato per la prima volta la mia e le loro voci ed ero contenta, persino il mio sguardo era cambiato, non smettevo di dire paroline perché mi piaceva ascoltare la mia voce.

Il primo impianto consisteva in una scatola grigia che dovevo portare in uno zainetto dietro la schiena ed io non lo volevo togliere mai, neanche di notte, anche se era scomodo. Poi al secondo intervento mi è stato dato il “Freedom” anche per l’orecchio già operato. Ricordo che saltavo per i corridoi felice di non avere più la scatola e di sentire finalmente con entrambe le orecchie. Ho continuato la riabilitazione attraverso le videoconferenze fino ai 10 anni e poi sono stata dimessa avendo raggiunto il 100% di tutte le mie abilità cognitive. Da allora vado a Varese una volta all’anno dove fanno agli impianti un controllo accurato e se c’è qualcosa da cambiare come microfono, antenna, cavi, provvedono subito. Inoltre fanno le mappe che sono molto importanti, perché, a volte quando arrivo a Varese sento da un lato più alto e dall’altro più basso e grazie ad esse si riequilibrano gli impianti e io mi adeguo subito alla mappatura.

Non ho mai avuto problemi né fastidi, gli impianti fanno parte di me e mai mi sono sentita a disagio con gli amici o a scuola, nessuno mi ha presa in giro o emarginata ma mi hanno sempre accettata come se non avessi nessun problema.

L’impatto con la scuola è sempre stato buono fin dalla scuola materna e mai ho avuto bisogno di maestre di sostegno, anzi, grazie al metodo di riabilitazione usato a Varese, ho imparato tante cose e a scuola di conseguenza ero sempre un passo avanti. Sono uscita con i voti più alti sia alle elementari che alle medie ed ora frequento il quarto anno del Liceo Classico con una buona media e non ho mai avuto recuperi.

I miei hobby sono: leggere libri thriller, guardare serie TV, camminare ascoltando la musica e, dulcis in fundo, suonare la chitarra e cantare tutte le canzoni che più mi piacciono. Amo moltissimo la musica e suonare la chitarra mi rilassa ed è come una medicina che cura tutti i miei stati emotivi, quando suono mi sento bene. La cosa più divertente è che non sono mai andata a scuola di chitarra ma suono a orecchio, la accordo, cambio le note a seconda della mia tonalità.

Mi rattrista pensare che chissà quanti ragazzi nella mia stessa condizione non hanno mai avuto la fortuna di avere gli impianti cocleari e mai potranno ascoltare la musica.

Per questo ho deciso di raccontare la mia storia, affinchè possa incoraggiare i genitori a non abbattersi e a non mollare se hanno bambini sordi, perché se non affrontano con coraggio questi interventi per l’impianto cocleare, tolgono ai loro figli la possibilità di una vita bella e soddisfacente.

Mariagrazia Fermo*1


Una donna che porta un impianto sorride tenendo la mano di un uomo

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