Gabriele, l'impianto a 30 anni

Tuffarsi nel fiume e sentire il rumore dello “SPLASH”, sentire il vero rumore della pioggia che batte sull’acqua…anche questo è possibile!

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Ho 39 anni.

Sono sordo dalla nascita, sordità profonda neurosensoriale, genetica (connessina 26).

Ho portato le protesi sin dai 6 mesi e ho cominciato subito la logopedia al centro audiologico di Marocco (VE) fino all’età di 18 anni circa. I primi anni di logopedia erano incentrati soprattutto sullo sviluppo della parola e sulla lettura labiale, gli ultimi sull’ampliamento del mio vocabolario.

Ho frequentato tutte le scuole cosiddette “normali” fino all’università, ho due lauree, una in Storia e conservazione dei beni architettonici e una in Architettura.

Ho sempre frequentato persone udenti e praticato vari sport. Lavoro in una società di ingegneria/architettura, con un incarico di responsabilità.

Già da quando si cominciò a parlare di impianti cocleari in Italia, mi informai sull’eventualità di essere impiantato ma, trattandosi di primi impianti con poca sperimentazione e risultati a lungo termine e non avendo io grosse difficoltà a scuola e nelle relazioni sociali, il professore che mi seguiva sin da piccolo mi consigliò di aspettare.

All’età di 30 anni circa, venni a conoscenza di persone sorde della mia età, che erano state impiantate “tardi” e che si erano trovate bene, ottenendo dei buoni risultati nell’ascolto.

Decisi così di fare l’impianto.

Sono molto contento della scelta, ho un po’ il rimpianto di non averlo fatto prima. Rispetto a quando avevo le protesi, ora sento suoni che prima non sentivo, tipo le cicale, gli uccellini, la pioggia, il campanello di casa e tanti altri; ancora non posso fare una conversazione telefonica ma alcune frasi semplici riesco a comprenderle, cosa che prima ero impossibilitato a fare; l’impianto inoltre mi dà un supporto maggiore alla lettura labiale.

Tutt’ora continuo a fare logopedia, smessa a 18 anni e ripresa con l’impianto, con lo scopo di migliorare la mia capacità di ascolto.

Allego una foto con un pensiero che rispecchia perfettamente quello che penso dell’impianto e quanto esso mi dà.*1


Una donna che porta un impianto sorride tenendo la mano di un uomo

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