Peppe, non sta un secondo zitto

Al mattino il suo primo pensiero e’: “mamma, voglio RECCHIE”. E’ cosi’ che chiama i suoi impianti, e’ un modo un po’ buffo lo so, ma per lui sono le sue Recchie e ne e’ orgogliosissimo.

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Il 27 luglio 2016 e’ nato il nostro terzo bambino, Giuseppe, per tutti Peppe.Dopo due femminucce era arrivato il nostro principe dagli occhi azzurri.

Ho partorito in Abruzzo, nella nostra regione, in un ospedale in cui fortunatamente sottopongono tutti i nuovi nati allo screening per la sordita’: 48 ore dopo la sua nascita gia’ sapevamo di quel maledetto “Refer”.

Da quel momento e’ iniziato l’ incubo. Muovevo le buste, il comodino, battevo le mani…sua sorella appena un anno fa si spaventava moltissimo! Lui rimaneva cosi’, a fissare sempre il sole.

Quando aveva 2 mesi abbiamo varcato per la prima volta la porta dell’Audiologia del Bambino Gesu’ di Roma, e non sapevamo che sarebbe stata la prima di una lunga serie.

Ricordo la lunga mattinata di esami e test, gli sguardi che abbiamo incrociato.

Nello studio del Dottor Marsella c’era tutto il team schierato davanti a noi, davanti a me e a mio marito, che eravamo pronti a ricevere quella martellata: ipoacusia neurosensoriale profonda bilaterale.

Vuoto, panico, paura.

Le 3 ore del viaggio di ritorno sono state uno strazio: alternavo momenti di tranquillita’ a momenti di pianto disperato. Tranquillita’ perche’ lui tanto era li’ con noi, bello, sorridente. E poi…ci hanno parlato di protesi acustiche, di impianto cocleare.

Subito ci siamo resi conto che le protesi non servivano a nulla, continuava a non sentire, non aveva mai sentito dalla nascita, e noi eravamo cosi’ impotenti, combattevamo contro un mostro invisibile.

Prelievi, genetica, citomegalovirus? Tutto negativo. Nostro figlio e’ nato sordo per cause assolutamente sconosciute. Ogni mese i controlli fino a quella data: 20 ottobre 2017, aveva 14 mesi.

Era un giorno troppo atteso, era il giorno che avrebbe migliorato per sempre la nostra vita e soprattutto quella di Peppe, era il giorno dell’intervento per l’impianto cocleare bilaterale.

Non abbiamo mai avuto dubbi sulla nostra scelta, neanche quando eravamo fuori dalla sala operatoria: da genitori eravamo certi di aver scelto il meglio per lui, di avergli dato la chiave per arrivare dove avrebbe voluto.

Il mese successivo e’ stato un mese-ponte: vivevamo in attesa della tanto sognata attivazione, avvenuta poi il 22 novembre.

Quella mattina ho vestito Peppe elegante, con il papillon, perche’ era un giorno importante per lui : la sua rinascita sonora. I tecnici hanno aperto i vari pacchi, hanno preparato tutto e noi con il cuore in gola guardavamo attentamente per capire come funzionasse tutto, perche’ quella adesso per noi sarebbe stata la normalita’: cavetti, batterie,…Finalmente era tutto pronto: dopo una spiegazione dettagliata di tutto quello che sarebbe successo quel giorno e nei controlli successivi, l’impianto e’ stato attivato.

Ero spaventata inizialmente dalla parte tecnica, ma dopo appena qualche giorno sia io che mio marito eravamo perfettamente in grado di usare e organizzare tutto quello che riguardava l’impianto.

Con molta curiosita’ per le sue reazioni, sono passate le prime due settimane senza grandi “colpi di scena” che subito pero’ sono arrivati.

Pensavo sempre si trattasse di coincidenze fino a quando un giorno, senza pensarci troppo, mentre era di spalle ho detto, come sempre: “Peppe saluta il bimbo!” Si gira verso il bimbo e con la sua manina, a 15 mesi, l’ha salutato. Un miracolo per me. Da allora ogni giorno ho pianto di felicita’. La prima volta che ha chiamato “Papa’”, che ha fatto i versi degli animali, che ha sentito ogni cosa. E di rumori ce ne sono tanti. E lui ogni volta portava il dito all’orecchio, apriva gli occhi piu’ che poteva e sorrideva FELICE. Quando, andando a logopedia per caso e’ capitato su un tappeto di foglie secche e’ stato indimenticabile.

Non sono passati neanche 2 anni, Peppe ora ne ha 3 e non sta un solo secondo zitto. Gli piacciono le macchine, tantissimo, e la notte mentre dorme ripassa tutti i modelli che conosce: macchina di papa’, di nonna... Al mattino il suo primo pensiero e’: “mamma, voglio RECCHIE”. E’ cosi’ che chiama i suoi impianti, e’ un modo un po’ buffo lo so, ma per lui sono le sue Recchie e ne e’ orgogliosissimo. Peppe sente. Il ticchettio dell’orologio,il rumore lontano degli aerei, le cicale. Peppe sente in mare, ha preso il suo primo brevetto di piscina ascoltando l’istruttore mentre nuotava. Dalle prime note riconosce le canzoni, riconosce le voci delle sorelle, parla al telefono con la sua bisnonna. Peppe canta, con la giusta melodia, Peppe mi dice la poesia della festa della mamma, Peppe invita il papa’ a fare la box sul letto usando termini abruzzesi.

L’impianto cocleare ci ha letteralmente tirati fuori da un tunnel buio. Non vedevamo l’uscita prima, non immaginavamo un futuro facile per nostro figlio. Io adesso per lui non vedo ostacoli che non possa superare.

Ringrazieremo sempre l’Equipe del Bambino Gesu’, e chiunque lavori e si adoperi in questo ambito per migliorare la vita dei nostri figli.*1


Una donna che porta un impianto sorride tenendo la mano di un uomo

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